Sulla scrivania piena di scartoffie la tazza di caffè è ormai vuota. Resta un fondo di polvere che il maresciallo fissa socchiudendo gli occhi. Cerca una risposta ai suoi pensieri ma non sembra trovarla. Stringe le labbra e annusa l'aria pregna del fumo di quell'ultima sigaretta che si è fumato qualche giorno fa, prima di decidere di smettere.
Smettere, ma come si fa a smettere? Il pensiero scorre istantaneo tra i canali del suo cervello.
Afferra il berretto e se lo calca in testa. Non vuole far uscire questo pensiero proibito. Pensa a sua moglie mentre varca la soglia del suo ufficio.
"Esco a prendermi un caffè" mugugna all'appuntato magrolino e pelato che lo fissa con l'occhio distratto dall'ultimo messaggio su Facebook.
Fuori, attraversa la via e si ritrova al bar di Rosina.
Lei è dietro al bancone con i suoi fianchi abbondanti ben stretti in una gonna al ginocchio e i seni rotondi che occhieggiano sotto la camicetta di nylon. Ne cerca lo sguardo.
Ma Rosina non vuole dargli attenzione, bisogna che la smetta - pensa lei - prima che qualcuno in paese se ne accorga.
Così dà da parlare a Gino, lo spazzino, un ometto dalla pelle pallida e rugosa. Gli prepara il caffé più schiumoso che abbia mai fatto. FRRRRR Quel rumore serve a distrarla dal maresciallo. FRRRR Deve distrarla dal maresciallo. FRRRR ma non ci riesce, non riesce a smettere di pensare a quei baffi lunghi sale e pepe, dietro alle sue spalle, che fanno ombra a quelle labbra morbide come un mashmallow.
Smetterla, smetterla.
Presa dai suoi pensieri, Rosina rovescia il caffè bollente sul bancone.
Accidenti!
Pulisce rapida con la spugnetta, davanti a Gino, e pure davanti al maresciallo.
Strofina bene perché non rimanga traccia ma senza volerlo (forse?) gli sfiora le dita della mano che è lì, appoggiata, in cerca di un appiglio. I due si guardano per un istante.
Cosa darei per una sigaretta, mormora il maresciallo.
(Se ti piace, condividi, grazie! Ciao Enza Emira)
Smettere, ma come si fa a smettere? Il pensiero scorre istantaneo tra i canali del suo cervello.
Afferra il berretto e se lo calca in testa. Non vuole far uscire questo pensiero proibito. Pensa a sua moglie mentre varca la soglia del suo ufficio.
"Esco a prendermi un caffè" mugugna all'appuntato magrolino e pelato che lo fissa con l'occhio distratto dall'ultimo messaggio su Facebook.
Fuori, attraversa la via e si ritrova al bar di Rosina.
Lei è dietro al bancone con i suoi fianchi abbondanti ben stretti in una gonna al ginocchio e i seni rotondi che occhieggiano sotto la camicetta di nylon. Ne cerca lo sguardo.
Ma Rosina non vuole dargli attenzione, bisogna che la smetta - pensa lei - prima che qualcuno in paese se ne accorga.
Così dà da parlare a Gino, lo spazzino, un ometto dalla pelle pallida e rugosa. Gli prepara il caffé più schiumoso che abbia mai fatto. FRRRRR Quel rumore serve a distrarla dal maresciallo. FRRRR Deve distrarla dal maresciallo. FRRRR ma non ci riesce, non riesce a smettere di pensare a quei baffi lunghi sale e pepe, dietro alle sue spalle, che fanno ombra a quelle labbra morbide come un mashmallow.
Smetterla, smetterla.
Presa dai suoi pensieri, Rosina rovescia il caffè bollente sul bancone.
Accidenti!
Pulisce rapida con la spugnetta, davanti a Gino, e pure davanti al maresciallo.
Strofina bene perché non rimanga traccia ma senza volerlo (forse?) gli sfiora le dita della mano che è lì, appoggiata, in cerca di un appiglio. I due si guardano per un istante.
Cosa darei per una sigaretta, mormora il maresciallo.
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