Vi è mai capitato di essere costretti a mangiare qualcosa che proprio non piace? Vi siete ritrovati con qualcosa nel piatto che proprio non voleva andare giù? E se si potesse mangiare sempre solo quello che ci fa venire l'acquolina in bocca?
Questo è il racconto che fa per voi.
Buona lettura.
Enza Emira
01. "Odio, la sbobba"
Il mestolo che fuma. Le zucchine e il pomodoro che a stento mantengono una forma. L'olio che casca nel piatto lasciando chiazze di petrolio sulla porcellana bianca. Mia madre la chiama ratatouille alla mia maniera. Io la definisco sbobba melmosa.
“SSST non voglio sentire una parola” mi fa perentoria mentre continua a riempirmi il piatto con quella roba “Sono verdure, sì verdure... vitamine e sali minerali per crescere”.
Il fumo tepido mi si infila nel naso e, cavolo, l'odore è disgustoso.
La guardo incerta.
Non so se parlare.
Ma quando mi arriva un altro refolo di vapore alle narici strillò: “Non lo mangio. Lo sai che odio gli ortaggi”.
“E io odio le bambine che fanno capricci” replica con tutta calma.
Poi posa il mestolo nella pentola e si siede accanto a me.
Vuole vedermi trangugiare quella robaccia.
Neanche per sogno.
Io non cedo.
Serro la bocca e incrocio le braccia.
Sono le sette.
Rigiro il cucchiaio nel piatto.
Mia madre s'è messa a lavare le stoviglie.
Hanno tutti finito la ratatouille alla mia maniera.
Io no.
Non ce la faccio.
“Non ti alzi da tavola se non hai finito” ha strillato papà.
A lui questa robaccia piace, la riempie di pane e se ne fa un bel piatto.
Poi ci beve su mezzo bicchiere di vino.
Dice che così si sente un re.
Tzé.
Non lo capisco.
Proprio.
La zuppa ormai s'è fatta fredda.
Le zucchine sono diventate rosse e il pomodoro s'è trasformato in sugo.
Se prima m'era parsa nauseabonda ora mi sembra orrenda.
Continuo a girare il cucchiaio.
Il sedere mi fa male, ferma come sono immobilizzata su questa sedia.
Avrei voglia di alzarmi ma non se ne parla.
Appena apro bocca i genitori mi ringhiano che devo finire.
“Valentina, dai che se ti sbrighi c'è Olivia in tv”.
È Claudio, mio fratello.
Lui è quello bravo perché mangia le verdure.
Tutte.
Mi dice che sbaglio.
Anche a lui la sbobba non piace.
“Ma come fai a mangiarla?”.
“La ingoio senza masticarla troppo, così la mando giù il prima possibile”.
Fortunato lui.
Io non ci riesco perché, se una cosa non mi piace, proprio non mi si apre lo stomaco.
Sono le sette e trenta.
Quando parte la sigla di Olivia mi faccio coraggio.
Mi tappo il naso e porto un cucchiaio di sbobba alla bocca.
“Ti prego, dimmi che sai di wurstel e patatine” mi dico e faccio scivolare la minestra sulla lingua. Sono speranzosa che si verifichi un miracolo.
Ma bleah, sa di sbobba non di patatine fritte.
Di terribile sbobba, non di wurstel e altre cose buone.
Melma, schifosa melma.
E nel brodo c'è pure del sedano.
Ci mancava solo questa!
“Brava, vedo che sei diventata ragionevole” fa la mamma accarezzandomi la testa.
Poi si toglie il grembiule e va in sala dove gli altri, papà e Claudio, stanno vedendo il mio telefilm preferito.
Ridono e io sono sola in cucina davanti ad un piatto di minestra fredda.
Rimesto ancora e sul cucchiaio si appiccica un ciuffetto di spinaci.
Io non voglio diventare braccio di ferro, non voglio imbottirmi di vitamine, non voglio fare una dieta equilibrata che mi fa crescere sana e forte.
E mentre lo penso mi ritrovo ad urlarlo in faccia ai miei genitori allibiti.
Faccio la mia sfuriata e corro in camera prima che mi ci mandino loro in punizione.
“Ora basta” strillo sbattendo la porta “voglio decidere io cosa mangiare. Voglio solo cose buone come wurstel e patatine”.
Sono le sette e quarantacinque e tra pochi minuti Olivia, il mio telefilm preferito, è finito.
Accidenti!
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